Oltre Papa Francesco: verso una Chiesa più inclusiva.

La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, non è solo la fine di un pontificato. È l’occasione per riaprire, con coraggio e onestà, alcune domande fondamentali sul futuro della Chiesa. In particolare su tre fronti oggi ineludibili: l’accesso delle donne al ministero, il celibato sacerdotale obbligatorio e il riconoscimento delle vocazioni mature, anche oltre i limiti d’età imposti da molte diocesi.

Francesco ha segnato un’epoca. Il suo stile pastorale, l’insistenza sulla misericordia e la lotta contro le ipocrisie clericali hanno scosso la Chiesa e ispirato milioni di fedeli. Ma su alcuni nodi fondamentali, il suo pontificato è rimasto bloccato, probabilmente frenato da resistenze interne.

Nonostante due commissioni di studio sul diaconato femminile, nel 2024 Francesco ha dichiarato che “i tempi non sono maturi” per ammettere le donne a ministeri ordinati. Una posizione che molti teologi e teologhe definiscono riduttiva, anche alla luce del ruolo che le donne ebbero nei primi secoli del cristianesimo. Il Vangelo stesso ci parla di donne protagoniste, prime testimoni della resurrezione. Perché oggi la loro voce è ancora esclusa dal pulpito?

Anche il tema dei preti sposati è rimasto sostanzialmente irrisolto. Durante il Sinodo sull’Amazzonia si era aperto uno spiraglio, motivato dalla drammatica carenza di sacerdoti in molte regioni del mondo. Eppure, nessun passo concreto è stato fatto. Il celibato resta un obbligo, quando potrebbe essere una scelta. Una scelta libera, personale, e non imposta da una disciplina che non è dogmatica ma storica, come confermato da secoli di tradizione nelle Chiese orientali cattoliche e ortodosse.

Voci adulte inascoltate. Il caso di Napoli

Infine, c’è una questione di cui si parla ancora troppo poco: quella delle vocazioni laiche “tardive”. Uomini che oltre i 55 anni sentono una chiamata a servire come diaconi permanenti sposati, ma si trovano di fronte a barriere burocratiche, come limiti di età stabiliti a livello diocesano. Un caso emblematico è quello della diocesi di Napoli, che esclude gli aspiranti diaconi permanenti sposati che abbiano superato i 55 anni. È un controsenso. In un mondo che invecchia, ma in cui l’esperienza e la maturità sono risorse preziose, perché escludere chi avrebbe oggi il tempo, la fede e l’equilibrio per donarsi alla comunità?

Smaschilizzare la Chiesa

E poi c’è il nodo di fondo irrisolto: una Chiesa ancora troppo maschile, clericale e autoreferenziale. Il rinnovamento non significa sradicare le radici, ma far rifiorire il Vangelo nella concretezza della vita di oggi. Serve una Chiesa che si lasci interrogare, che sappia ascoltare. Che non abbia paura di perdere potere, ma desideri invece guadagnare autenticità.

Una Chiesa in uscita? Ma da cosa?

È tutto un pullulare di opinioni sul conclave, su tutti i TG, sui social, dal parrucchiere al bar: ovunque si discute della Chiesa che sta per avere un nuovo Papa. Nessuno, dico nessuno – nemmeno tra gli addetti ai lavori, teologi o canonisti – ha osato mettere in discussione le modalità con cui viene scelto il Papa. Pare assodato che solo un ristretto numero di maschi, prevalentemente anziani, tutti appartenenti all’ordine clericale e creati dai predecessori, possa decidere chi sarà il successore di Francesco.

Nessuna donna, nessun laico, nessun monaco, nessuna suora, nessun presbitero o diacono può entrare in conclave. È la tradizione, “si è sempre fatto così”. Ma chi ha deciso la legge della Chiesa? Il clero stesso. Sono i sacerdoti ordinati, i vescovi, i cardinali e i papi che si sono autoattribuiti il potere di insegnare (munus profetico), di celebrare (munus sacerdotale) e di governare (munus regale).

E quindi? Quindi il Papa è “roba loro”. Nessuno lo mette in dubbio. Tutti lo accettano serenamente.

Ma è giusto? Non sarebbe invece il momento di mettere in discussione anche queste strutture? “Chiesa in uscita” non può restare uno slogan. Deve significare apertura vera. Deve significare riforma profonda. Deve significare inclusione reale.

Un nuovo inizio è possibile

Il prossimo Conclave sarà chiamato a scegliere non solo un nuovo Papa, ma anche una direzione: conservazione o riforma. Chi crede davvero nel messaggio di Gesù sa che non si tratta di “modernizzare” per seguire il mondo, ma di tornare all’essenziale: inclusione, servizio, ascolto.

No, questa non è ancora la Chiesa di Gesù Cristo. Ma può avvicinarsi, se saprà abbandonare le rigidità e lasciarsi convertire dallo Spirito, come ci insegna il Vangelo.

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