VED Cinema & Tv : 

LABORATORIO DI PRODUZIONI AUDIOVISIVE, TEATRALI E CINEMATOGRAFICHE

Prof. Francesco Giordano

INCONTRI, LABORATORI, PROIEZIONI, DIBATTITI E SEMINARI DI INNOVAZIONE E SPERIMENTAZIONE PER LA PROMOZIONE E LA DIFFUSIONE DEL CINEMA E DEL COMPARTO AUDIOVISIVO.

News:

Giunge ai titoli di coda anche quest’anno il percorso di incontri-seminario promossi dall’associazione culturale VED nell’ambito del Laboratorio di Produzioni Audiovisive Teatrali e Cinematografiche dell’Università l’Orientale di Napoli, diretto dal docente e filmaker Francesco Giordano. Al centro dell’ ultimo incontro di quest’anno l’analisi del film e il suo linguaggio: dalle immagini al lavoro di setting, alla ripresa fotografica come modalità di assunzione e presentazione dei contenuti, fino al lavoro del montaggio, che mette il relazione  ogni immagine con quella che la precede e con quella che la segue organicamente e secondo uno stile che sarà funzionale all’obiettivo preposto.

A dibatterne insieme al docente Giordano e ai giornalisti presenti in aula Fabio Massa, protagonista dell’incontro conclusivo: un poliedrico attore, regista, sceneggiatore, montatore, originario di Castellammare di Stabia, vincitore di numerosi premi artistici nazionali e internazionali. Fabio, che con le sue produzioni ha girato il mondo, ama definirsi un artigiano del cinema, un raccontastorie sotto varie vesti, l’una che arricchisce l’altra.

Proiettato in aula, con parte degli studenti in presenza e parte in dad, il suo lungometraggio prodotto nel 2020 e campione di incassi “Mai per sempre”,  lavoro scritto a quattro mani con Demetrio Salvi e in collaborazione con Diego Olivares, con tanti interpreti di prestigio: Cristina Donadio, Gianni Parisi, Gianni Ferreri, Massimiliano Rossi, Massimo Bonetti, Yulya Mayercuk, Emiliano De Martino, Benedetta Valanzano. Molto curata e d’impatto la fotografia ad opera del casertano Rocco Marra.  Il film, che è stato accolto con grande entusiasmo dagli  studenti, parte come una commedia sociale, dai colori tenui, per poi sfociare in un noir/thriller, in un vortice di tensione narrativa ed emotiva.

Fabio Massa si colloca nuovamente davanti e dietro la camera per un film in cui torna ad indagare sulle relazioni d’amore intrecciandone tre ed offrendo ad ognuna una specifica caratterizzazione, che svela un non detto, un lato oscuro dei personaggi che ne segna per sempre il destino. Si delineano così tre percorsi: tra la madre di Luca e l’uomo che ha preso il posto di suo padre. La storia che si sta consolidando ma è sotto minaccia dell’ex della donna tra Luca, il protagonista e Maria, una giovane ucraina, e poi ce n’è una nascente tra Antonio, che lavora con Luca nella sua officina, ed una infermiera conosciuta per caso.

Massa è abile nel dirigere se stesso e gli attori esaltando  sfaccettature multiple di ogni personaggio, alle prese con le proprie inquietudini e debolezze, spesso taciute, fino a quando in un climax emotivo  la vicenda prende bruscamente una piega drammatica fino all’ inaspettato colpo di scena, che lascia tutti esterrefatti e che, con una precisa scelta artistica, mostra tutta la drammaticità di un dolore non più gestibile, che conduce a scelte estreme, senza lasciare intendere.

 Ambientato e girato tra la Campania e  la Puglia, il film si distanzia dal precedente Aeffetto domino mostrando quanto Massa conservi una continuità di ricerca narrativa declinandola con modalità’ ogni volta differenti, ma c’è sempre un lato oscuro di sé con cui ogni personaggio deve prima o poi fare i conti. E poi ci sono temi ricorrenti su cui il regista punta i riflettori: la disoccupazione, la violenza, in particolare quella sul genere femminile, la malavita, la corruzione anche dell’animo umano in un universo sensoriale in cui ad ogni storia sottende un retroscena amaro. Fabio Massa crede molto nel valore del cinema per fornire spunti di riflessione e scuotere le coscienze, seppur non si offrano soluzioni ma alternative, in un momento storico in cui attraverso l’arte si possono veicolare messaggi importanti e affrontare le criticità della società odierna, ma bisognerà riportare il pubblico nelle sale cinematografiche attraverso politiche ad hoc e un’offerta che sia altro e più  di un’esperienza streaming, che è sì più accessibile ma priva lo spettatore della magia del cinema, quella che cattura e sospende per un lasso di tempo la vita reale.

VALENTINA SORIA 

Ufficio stampa laboratorio di produzioni audiovisive teatrali, cinematografiche UNIOR

§VEDTV

Con questo articolo mi accomiato da tutti voi: è stata una bellissima esperienza! Comunque, come diceva Oscar Wilde, “alcuni portano la gioia quando arrivano, altri come me) quando se ne vanno….Di nuovo buona fortuna a tutti! 

(LUIGI PASQUARIELLO, GIORNALISTA – Ufficio stampa laboratorio di produzioni audiovisive teatrali, cinematografiche UNIOR)

Anche quest’anno la nave-scuola, anzi, Laboratorio di Produzioni Audiovisive, Cinematografiche e Teatrali del Prof. Francesco Giordano, dopo aver solcato i sette mari della Settima Arte, è attraccata nel porto dell’Università di Napoli “L’Orientale”. Se è vero che,  come sentenzia Alessandro Siani nei panni del protagonista del suo più grande successo cinematografico, “Benvenuti al Sud”,  “quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte”, ebbene gli studenti del Laboratorio del Prof. Giordano hanno sperimentato le stesse emozioni ma nell’ordine inverso: entusiasti ed elettrizzati quando si sono “imbarcati”, con il volto velato dalla malinconia e dalla tristezza quando sono “sbarcati”. D’altronde, come dare loro torto? Gli studenti non erano solo passeggeri della nave-Laboratorio del Prof. Giordano, una versione digitale della mitica Calypso dell’oceanografo e documentarista Jacques Cousteau, ma, in ossequio alla sua metodologia didattica ispirata al principio del “learning by doing”, anche membri del suo equipaggio essendo stati attivamente coinvolti durante le lezioni e gli incontri con gli illustri rappresentanti del comparto dell’audiovisivo. Infatti, il Prof. Giordano, facendo tesoro dell’ammonimento  di Francesco De Sanctis, calibra il proprio modus docendi  in maniera tale che i propri studenti maturino la convinzione che ciò che hanno appena appreso l’abbiano trovato loro stessi (“Il miglior maestro  è quello che pensa meno a comparir lui e lascia fare i giovani dissimulando la sua opera e creando l’illusione che quello che imparano sono loro stessi che l’hanno trovato”, Francesco De Sanctis). E nell’ultimo tratto di “navigazione” a salire sulla tolda di comando è stato Fabio Massa, attore e regista con già una ventennale carriera alla spalle, tra l’altro,  impreziosita da riconoscimenti e premi anche internazionali, che ha presentato il suo interessantissimo “Mai sempre” che ha letteralmente mandato in visibilio gli studenti: una storia che dal microcosmo, secondo un approccio etnometodologico, della prima parte si allarga come i cerchi concentrici che si generano dopo aver lanciato un sasso in uno stagno (stessa metafora utilizzata da Fabio Massa per spiegare la sua idea di cinema nel dibattito con i giornalisti presenti in aula che ha anticipato la visione del film) nel macrocosmo dei grandi mali che affliggono la società moderna. Eppure, a prescindere dall’apprezzabile attenzione alle tematiche sociali, “Mai per sempre” si fa preferire soprattutto per la sua confezione formale: un sapiente uso in chiave narratologica della fotografia, con la luce abbagliante della prima parte per rendere ancora più dirompente l’effetto sorpresa del finale dove dominano i colori cupi, le tinte fosche, insomma il buio in cui precipita l’anima e preannunciata non caso da un “nero” di pochi secondi; una scelta stilistica ch sottolinea, enfatizza il ribaltamento dei ruoli in cui nessuno è ciò che sembra fino in fondo e che pertanto concreta che, come da titolo del film, mai niente e nessuno sono per sempre. Un finale, azzardiamo, che avrebbe avuto il plauso incondizionato di Dostoevskij in quanto dà sostanza visiva al suo assunto della compresenza dell’intero genere umano (il cattivo, il buono, il vile, il generoso, l’altruismo, l’opportunista, ecc.) nell’animo di ogni essere umano. Non poteva, dunque, esserci un epilogo più degno che però ha mitigato solo in parte la malinconia e la tristezza cui si è accennato all’inizio dal momento che questo non è un arrivederci ma purtroppo un addio. Eh sì, la nave-Laboratorio del Prof. Giordano rimarrà ancorata per sempre alla darsena: un vero peccato dato che, indipendentemente dalle preminenti finalità didattiche, il Laboratorio di Produzioni Audiovisive è stato ogni anno nell’ultimo lustro un meraviglioso viaggio,  anche a dispetto delle difficoltà della distanza per effetto delle restrizioni alla mobilità  anti-Covid, soprattutto perché, come insegnava Marcel Proust (“L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi ma nell’avere nuovi occhi”), ha regalato a chi lo ha vissuto intensamente tappa dopo tappa “occhi nuovi” con cui guardare con piena cognizione di causa al mondo dell’audiovisivo.

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