Festival delle Lingue a L'Orientale: Cinema e Multiculturalismo - I Video Essay degli Studenti del Laboratorio di Cinema esplorano il linguaggio cinematografico come strumento universale per raccontare emozioni, storie e culture diverse.
Festival delle Lingue a L'Orientale: Cinema e Multiculturalismo - I Video Essay degli Studenti del Laboratorio di Cinema esplorano il linguaggio cinematografico come strumento universale per raccontare emozioni, storie e culture diverse.
Dal 26 al 28 settembre 2024 l’Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’ ospiterà il ‘Festival delle Lingue. Strade per la pace. Incontri tra lingue e culture’, una tre giorni di conferenze, dibattiti, eventi, workshop per declinare lo studio delle lingue come strumento per costruire ponti tra popoli e culture diverse. Il Festival farà anche da sfondo alla prova finale del Laboratorio di Cinema, diretto dal Prof. Giuseppe Balirano, Delegato del Rettore per il lifelong learning e la multimedialità nonché Presidente del CLAOR, il Centro Linguistico di Ateneo de ‘L’Orientale’, e che ha visto il Prof. Francesco Giordano nelle vesti di docente esperto.
Il 27 settembre, dalle 15.00 alle 16.00, verranno proiettati i video essay con i quali gli studenti del Laboratorio di Cinema hanno recensito uno dei film proposti nell’ambito della rassegna cinematografica che da sempre è al centro dell’offerta didattica dei laboratori ideati dal Prof. Giordano.
Non solo un saggio di quanto hanno appreso durante le lezioni laboratoriali ma anche una vivida testimonianza del loro amore per la Settima Arte dimostrando così di essere, etimologicamente parlando, dei veri ‘studenti’. Il termine latino ‘studium’ deriva dal verbo ‘studere’ che è collegato alla radice indoeuropea ‘tued’– da cui il verbo latino ‘tundere’ da cui trae origine l’italiano ‘contundente’ – che significa ‘percuotere’. Ma qual è il nesso tra il ‘percuotere’ e lo studio? Beh, di sicuro a tutti noi è capitato almeno una volta nella vita di essere ‘colpiti’ da qualcuno, da un film, da un libro, da una poesia, ecc., cioè da qualcosa in grado di stuzzicare il nostro interesse. Orbene, il termine ‘studium’ ha una sfumatura che la consueta traduzione in ‘studio, zelo, applicazione’ non rende appieno dal momento che per gli antichi Romani è il dedicarsi a ciò che si ama, che attrae e in cui si crede per propria scelta tanto da accettare la fatica che esso comporta.
E di sicuro gli studenti del Laboratorio di Cinema hanno scelto di approfondire proprio ciò che amano a tal punto da coltivare il sogno di fare della loro passione per la Settima Arte la loro professione. Un sogno che grazie al patrimonio di conoscenze acquisite con la partecipazione al Laboratorio di Cinema non è detto che rimanga tale.
Ma non è tutto.
Il cinema, come l’arte drammatica, ha un’intrinseca provvidenziale potenzialità - non opportunamente sfruttata - su cui ha richiamato l’attenzione Elio Germano, tra i più talentuosi attori della sua generazione: “C’è un famoso anarchico russo, Petr Alekseevic Kropotkin, che diceva che se riuscissimo a metterci nei panni degli altri fino a sentirli come fossimo noi stessi non avremmo più bisogno di leggi perché non faremmo mai qualcosa contro qualcuno che percepiremmo come parte di noi.
È per questo che bisognerebbe fare teatro e cinema nelle scuole perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri può davvero rendere migliore la nostra società”.
Ebbene, alla luce di quanto detto dovrebbero fare ammenda coloro che hanno reso estremamente difficile per il comparto dell’audiovisivo l’accesso al tax credit e che soprattutto hanno dato una vigorosa sforbiciata ai fondi per il progetto “Cinema e Immagini per la Scuola”. Non meno cinema, dunque, ma più cinema nelle Università e nelle scuole di ogni ordine e grado per corroborare la speranza di pacificare un mondo sempre più infiammato dai conflitti armati.
Il Laboratorio di Cinema dei Professori Balirano e Giordano ha aperto la strada, ora tocca a chi di dovere non disperdere la sua preziosa eredità. Insomma, parafrasando un famoso auspicio di Mao Tse Tung, che cento fiori germoglino, che centro Laboratori di cinema fioriscano.
Luigi Pasquariello, giornalista