Venerdì 11 aprile 2025 si è svolta al Seminario Arcivescovile di Napoli la Via Crucis del Centro Volontari della Sofferenza fondato dal Beato Mons. Luigi Novarese.
Sono ben 25 anni che il Seminario ospita questo rito che vede insieme i Volontari e i seminaristi diocesani: generazioni di rettori e sacerdoti, dunque, si sono alternati in questo momento di preghiera fortissimo, intenso e commovente.
In particolare, quest’anno il CVS ha scelto un testo nato all’interno del suo stesso carisma, scritto proprio per i Volontari che condividono la croce di Cristo e che, insieme a Lui, testimoniano come “portarla insieme” ne allievi il peso e il dolore.
Perciò le stazioni della Via Crucis hanno raccontato ciascuna uno spaccato della vita di un infermo, le sue difficoltà quotidiane, l’affidamento a Maria, la nudità, l’aiuto di amici e parenti, il timore di una sterile compassione.
“Anche noi abbiamo incontrato la croce, ci è stata messa sulle spalle da una malattia improvvisa, da una malattia congenita, dall’isolamento, dall’incomprensione. Non siamo qui per fare la rassegna e l’esposizione delle nostre croci, non vogliamo metterla in vetrina perché le abbiano ad ammirare. Ognuno di noi vuol rendersi conto che alla domanda: “Perché ho questa croce?” non c’è altra risposta per seguire Gesù, per collaborare con Gesù nella salvezza della mia vita e di quella di tanti fratelli”.
(dalla seconda stazione)


Un rito di preghiera che si rinnova ogni anno

Nel periodo di Pasqua uno dei momenti più significativi per il CVS è proprio la Via Crucis, anticipata di una settimana rispetto al Venerdì Santo per permettere a tutti i volontari di partecipare anche alle celebrazioni delle loro parrocchie.
Quest’anno, il CVS ha scelto un testo scritto appositamente per i Volontari, che racconta il cammino della sofferenza attraverso le stazioni della Via Crucis. Il testo è stato recuperato da un’audiocassetta vecchissima conservata accuratamente da Rosaria Pugliese, una delle Volontarie storiche del CVS. Digitalizzata con cura, è stata anche trascritta , poi recitata e utilizzata al Seminario, dando nuova vita a un momento di preghiera che da anni accompagna la comunità del CVS.


Il cuore spirituale del CVS

Il Centro Volontari della Sofferenza (CVS), fondato nel 1947 dal Beato Mons. Luigi Novarese, nasce da un’intuizione rivoluzionaria: non sono i sani ad aiutare i malati, ma sono proprio i malati – gli infermi – i veri protagonisti della vita spirituale e apostolica della Chiesa.
Secondo l’insegnamento di Mons. Novarese, l’ammalato non è un soggetto passivo, ma un “VOLONTARIO ATTIVO”, chiamato a collaborare con Cristo nella redenzione del mondo attraverso l’offerta della propria sofferenza, vissuta nella fede.

Il CVS è dunque una fraternità di persone che vivono la malattia come vocazione, un’associazione di persone ammalate e sane  che si mettono a servizio degli altri attraverso la preghiera, il sostegno reciproco, la testimonianza di speranza e la comunione spirituale. I Volontari della Sofferenza sono gli stessi ammalati e sono testimoni del Vangelo attraverso il loro stesso corpo, segnato dalla fragilità ma abitato dalla grazia.

Come ricordava il Beato Novarese, “l’ammalato non va messo da parte, ma portato al centro della comunità cristiana”. Ed è in questo spirito che da oltre settant’anni il CVS è presente in tutta Italia e nel mondo, unendo persone sane e ammalate in un cammino comune di fede, carità e consolazione evangelica.


Il CVS a Napoli

A Napoli, il cammino del Centro Volontari della Sofferenza ha radici profonde, segnato da volti, storie e testimoni di fede che hanno lasciato un’impronta indelebile. Uno di questi è sicuramente Alberto Ayala, figura storica e carismatica del CVS partenopeo, scomparso nel 1993.

Affetto fin dalla nascita da una grave disabilità motoria, Alberto non ha mai permesso che la sua condizione diventasse un limite. Anzi, ha trasformato la sofferenza in occasione di testimonianza, la fragilità del corpo in forza spirituale, vissuta con profonda fede, intelligenza brillante e una disarmante ironia. Nonostante fosse costretto a vivere tra casa e ospedale, Alberto non ha mai rinunciato al suo impegno: partecipava agli incontri, scriveva, animava la comunità, incoraggiava i nuovi volontari e consolava chi era nella prova.

Fu proprio Alberto a dare vita al CVS nella Diocesi di Napoli, animato da una profonda ansia apostolica e dalla volontà di non sprecare la sofferenza di coloro che il Signore gli aveva messo accanto. Erano queste le sue “idee fisse”, e con passione e costanza si dedicava agli altri affinché potessero accettarsi, valorizzarsi, diventare autonomi e dare il meglio di sé. Fu lui a ideare le prime giornate diocesane del CVS, a promuovere la nascita dei primi gruppi, l’organizzazione di attività comunitarie, i laboratori femminili, laconvivenza estiva. Sempre il più entusiasta, il più attivo, il più disponibile. La sua costante preoccupazione era “l’altro”.

Per tanti, è stato – ed è ancora – un segno vivente della presenza di Dio nella sofferenza. Un uomo che, pur nella sua immobilità, riusciva a “muovere” cuori, a ispirare percorsi di fede e di servizio, incarnando perfettamente lo spirito del Beato Novarese. La sua memoria è ancora viva tra i Volontari di Napoli e continua a essere luce sul cammino di chi, oggi, porta avanti la missione del CVS.
Per approfondire la sua storia:  www.luiginovarese.org/testimoni/alberto-ayala

La comunità di oggi

Attualmente, il CVS di Napoli si riunisce una domenica al mese ospitata all’interno dell’Oratorio della Parrocchia Gesù Cristo Lavoratore. Qui, i Volontari della Sofferenza di Napoli vivono una giornata comunitaria intensa e gioiosa, nella quale la sofferenza non è mai solitudine, ma fraternità e condivisione.

Le giornate si aprono con le lodi mattutine, seguite dalla celebrazione della Messa, incontri spirituali, e proseguono con il pranzo in fraternità. Il pomeriggio si anima con musica, canti, momenti di svago, giochi e riflessioni. È un clima familiare, accogliente, dove ognuno, con i propri limiti e doni, si sente parte viva di una comunità che cammina insieme sotto la croce e alla luce del Vangelo.

Ogni “Zona” della città si riunisce in questo giorno creando una rete di vicinanza che supera le barriere fisiche e sociali. A guidare questo cammino spirituale oggi  è S.E.R.Mons. Lucio Lemmo, già vescovo ausiliare di Napoli, che accompagna con delicatezza e passione il gruppo, offrendo un punto di riferimento saldo e amorevole.

Il CVS a Napoli è oggi, come ieri, un punto di luce nel cuore della città, dove la sofferenza diventa dono, la fragilità si fa fraternità, e il Vangelo prende vita tra le persone che hanno scelto di offrire se stesse per amore.


Un cammino condiviso

Il Centro Volontari della Sofferenza continua a essere un punto di riferimento per tanti che, attraverso la sofferenza, trovano un cammino di fede, speranza e amore condiviso.
Un cammino che non solo accompagna gli ammalati, ma arricchisce anche chi sceglie di partecipare, diventando testimonianza viva di una comunità unita dalla croce di Cristo. Partecipa con noi alle riunioni mensili mettendoti prima in contatto con i Volontari e la presidente del CVS di Napoli.

ALTRI VIDEO E ARTICOLI DEL CVS DI NAPOLI:


YOUTUBE –  LA VIA CRUCIS dei VOLONTARI DELLE SOFFERENZA CVS – Centro Volontari della Sofferenza: https://youtu.be/qzlxxg4kpIE

Testo completo della Via Crucis

LA VIA CRUCIS dei VOLONTARI DELLE SOFFERENZA

Siamo qui per contemplare con amore e con vivo senso di riconoscenza la passione di Gesù.

Gesù è il primo volontario della sofferenza. Ha detto infatti: “nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso”. Gesù è il nostro modello: chi mi vuol seguire prenda la Sua croce. Gesù è il nostro sostegno, Colui che soprattutto dà valore alla nostra sofferenza unendola alla sua. Accompagnati da Maria, seguiamo il suo Gesù.

PRIMA STAZIONE

Gesù è condannato a morte.

Gesù, innocente, è condannato ingiustamente a morire in croce come un malfattore.

Lui il più grande benefattore dell’umanità, l’unico Salvatore. Il Padre l’ha mandato proprio per questo sacrificio, adesso è venuta la sua ora. E’ l’ora desiderata perché il progetto del Padre sulla sua vita è stato da lui accettato e amato, anche se era progetto di sofferenza e morte. Noi veniamo al mondo tutti già condannati alla sofferenza e alla morte per causa del peccato. Come Gesù anche noi vogliamo vedere nella nostra vita e nella nostra morte il progetto di Dio da amare e da valorizzare.

Preghiamo dicendo:

Perdonaci, o Signore

– per i nostri tradimenti al Tuo amore

Perdonaci, o Signore

– per la nostra indifferenza alla tua verità

Perdonaci, o Signore

– per le nostre disobbedienze ai tuoi comandi

Perdonaci, o Signore

SECONDA STAZIONE

Gesù caricato della croce.

Gesù, ti avevano sentito dire: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce”. Ora vedono un legno pesante gravare sulle tue spalle, ma non vedono il peso che grava sul cuore, la croce della tua anima, il dolore del tuo cuore. Anche noi abbiamo incontrato la croce, ci è stata messa sulle spalle da una malattia improvvisa, da una malattia congenita, dall’isolamento, dall’incomprensione. Non siamo qui per fare la rassegna e l’esposizione delle nostre croci, non vogliamo metterla in vetrina perché le abbiano ad ammirare.Ognuno di noi vuol rendersi conto che alla domanda: “Perché ho questa croce?”  non c’è altra risposta per seguire Gesù, per collaborare con Gesù nella salvezza della mia vita e di quella di tanti fratelli.

Preghiamo:

Dona la tua forza, o Signore

– a quanti gemono sotto il peso del dolore

Dona la tua forza, o Signore

– a quanti sono sfiduciati nella vita

Dona la tua forza, o Signore

– a quanti sono esposti alla tentazione

Dona la tua forza, o Signore

TERZA STAZIONE

La prima caduta.

Era pesante anche per te Gesù la Croce. Fisicamente non hai resistito, ma tu non sei caduto dentro di te, nella tua volontà, nei tuoi sentimenti. La tua anima è sempre stata in piedi, forte, in perfetta disponibilità a fare la volontà del Padre. Il tuo amore non ha ceduto. Noi invece siamo caduti dentro, è stato il nostro amore a cedere e allora ecco, una delle nostre cadute. Ci siamo ribellati alla croce perché dentro c’è stata la ribellione alla tua volontà, al tuo progetto su di noi. È caduta l’attenzione del nostro amore, è caduta la nostra dedizione alla tua volontà. Perdona, Signore, rialzaci, rimettici nella corrente del tuo amore.

Preghiamo:

Tendi la tua mano, Signore

– ai fratelli umiliati e abbattuti

Tendi la tua mano, Signore

– ai fratelli afflitti dalla malattia

Tendi la tua mano, Signore

– ai fratelli caduti nella colpa

Tendi la tua mano, Signore

QUARTA STAZIONE

L’incontro con la Madre.

La tua Mamma, Gesù, non poteva essere lontana, non poteva mancare. Lei ti ha incoraggiato a proseguire, ad arrivare fino in fondo alla tua donazione. Anche noi volontari della sofferenza abbiamo incontrato la tua mamma immacolata il giorno in cui ci è stato proposto di accettare il suo messaggio di Lourdes e di Fatima, il messaggio che ci chiedeva di pregare, offrire la nostra sofferenza e noi l’abbiamo accettato e continuiamo ad accettarlo. Tu, Gesù, ci hai dato la tua Mamma come nostra Mamma e lei ci accompagna. Ci siamo consacrati a Lei, ogni giorno rinnoviamo la nostra consacrazione. Per questo la sentiamo vicina, sentiamo che ci ama e ci sostiene da Mamma.

Preghiamo:

Ave o piena di grazia

– da Te nacque il Signore nostra salvezza

Ave o piena di grazia

– da Te giunse a noi la vita

Ave o piena di grazia

– apri il nostro cuore allo Spirito del tuo Figlio

Ave o piena di grazia

QUINTA STAZIONE

Il Cireneo porta la croce.

Gesù, hai trovato in quest’uomo di Cirene un aiuto, un conforto. Tu hai accettato umilmente di essere aiutato, non hai fatto il forte. Anche noi troviamo aiuto e conforto nei fratelli degli ammalati. Sono i nostri Cirenei buoni, generosi, disponibili. Ti ringraziamo di averli messi sulla nostra strada, di aver dato loro i sentimenti di compassione, la forza di patire con noi, la grazia di condividere le finalità della nostra associazione e del nostro apostolato. Benedicili Gesù, come hai benedetto il Cireneo e la sua famiglia, e dona loro fede viva e amore sempre generoso.

Preghiamo:

Rendici buoni, Signore

– verso i piccoli e gli indifesi

Rendici buoni, Signore

– verso i poveri e gli abbandonati

Rendici buoni, Signore

– verso ogni uomo nostro fratello

Rendici buoni, Signore

SESTA STAZIONE

La Veronica asciuga il volto di Gesù.

Questa donna del popolo ti ha asciugato il volto con un gesto tutto femminile che richiama la carezza materna. Il suo gesto, storico o no, è l’espressione di ogni anima sensibile al dolore. Nel nostro calvario noi incontriamo le sorelle degli ammalati. Esse sentono come vocazione, come chiamata di Dio la missione di comprenderci, servirci, consolarci anche se non possono toglierci il peso della croce. Ricompensa le loro generose e gentili prestazioni, imprimi in loro il tuo volto. Chi le vede, chi si lascia da loro aiutare, possa vedere sempre in loro il volto mite e puro di te, Gesù. E anch’esse vedano in noi sempre lo stesso volto anche se qualche volta sfigurato dalla malattia.

Preghiamo:

Fa’ che ti riconosciamo, Signore

– nel volto di tutte le creature umane

Fa’ che ti riconosciamo, Signore

Fa’ che ti riconosciamo

– Signore nei fratelli che ci passano accanto

Fa’ che ti riconosciamo, Signore

– nel prossimo che attende e domanda il nostro aiuto

Fa’ che ti riconosciamo, Signore

SETTIMA STAZIONE

La seconda caduta.

Nonostante l’aiuto del Cireneo sei caduto un’altra volta a Gesù. Era troppa la tua sofferenza. Anche noi nonostante chi ci aiuta e conforta siamo vittime di un’altra caduta di dentro: la caduta nella sfiducia. A volte abbiamo paura del nostro avvenire, a volte dubitiamo del valore della nostra croce, a volte il nostro sguardo si stacca dal panorama del paradiso. Rialzaci o Signore e donaci la forza di guardare al di là, al di sopra della nostra vita.

Preghiamo:

Signore concedi perdono e grazia

– dopo le nostre fragilità quotidiane

Signore concedi perdono e grazia

– dopo le nostre ricadute nel peccato

Signore concedi perdono e grazia

– dopo le delusioni che ti abbiamo procurato

Signore concedi perdono e grazia

OTTAVA STAZIONE

Gesù incontra le donne di Gerusalemme.

Forse non sono state solo lacrime facili quelle delle donne di Gerusalemme. Tu hai voluto incontrarle, Gesù, queste mamme, che hanno visto in te un condannato da compatire e da confortare. Tu invece hai pensato a loro, alle loro responsabilità, al loro compito di mamme. Anche noi ci troviamo attorno sovente persone che ci commiserano con sincerità, si commuovono sulle nostre situazioni. Non chiediamo le loro lacrime, a volte tanto facili, ma chiediamo condivisione al nostro ideale chiediamo che si uniscano a noi, nel pregare, nell’offrire nostri e loro sacrifici per gli stessi motivi. Solo così queste persone ce le sentiamo vicine, veramente amiche.

Preghiamo:

Liberaci, o Signore

– dall’indifferenza verso chi soffre

Liberaci, o Signore

– dalla presunzione di saper capire il dolore altrui

Liberaci, o Signore

– dai castighi per i  nostri peccati

Liberaci, o Signore

NONA STAZIONE

La terza caduta.

È vicino il calvario. Gesù desiderato quest’ora, l’ora del sacrificio della sua vita su questo monte. La sua volontà resta intatta ma le sue forze fisiche cedono ancora.

Anche noi abbiamo a volte la nostra terza caduta di dentro è il cedimento, il venir meno al nostro entusiasmo per cui ci lasciamo sfuggire lamenti inutili, sterili. Questi abbassano il valore della donazione che abbiamo fatto al Signore della nostra sofferenza. Non lasciarci mancare mai la tua grazia, Signore, e sostieni fino alla fine il nostro entusiasmo.

Preghiamo:

Conservaci o Dio nel Tuo amore

– quando ci sentiamo deboli per la nostra miseria

Conservaci o Dio nel Tuo amore

– quando siamo tentati di sfuggire alle nostre responsabilità

Conservaci o Dio nel Tuo amore

– quando ci è difficile riconoscerci peccatori

Conservaci o Dio nel Tuo amore

DECIMA STAZIONE

Gesù spogliato.

Sei stato spogliato brutalmente, Gesù. Ti hanno strappato le vesti senza pietà e si sono riaperte le tue ferite sanguinanti. Il tuo corpo è stato esposto senza riguardi senza la conveniente delicatezza per noi malati non è un tormento inconsueto fa parte della nostra croce, nelle frequenti visite mediche nelle necessità di ogni giorno è una croce umiliante anche quando ci espongono allo sguardo compassionevole, ci mettono in mostra negli incontri. Signore pur con tutte le intenzioni di farci del bene, di metterci al centro dell’attenzione, resta sempre per noi la sofferenza di sentirci diversi. Aiutaci a saper valorizzare anche questa decima stazione.

Preghiamo:

Aiutaci, Signore Gesù

– nella nostra miseria spirituale

Aiutaci, Signore Gesù

– nello sforzo di rispettare gli altri

Aiutaci, Signore Gesù

– nel proposito di essere generosi

UNDICICESIMA STAZIONE

Gesù inchiodato in croce.

Gesù, ti hanno fissato alla croce con grossi chiodi, perché? Era solo una crudele tortura? O forse temevano che tu fuggissi? Non sapevano che era una tua scelta volontaria proprio quella di soffrire e di morire così in croce non sapevano che non ti saresti ribellato che non avresti cambiato parere, non ti conoscevano. Anche noi ci sentiamo volontari, non della sofferenza in se stessa, ma del valore che essa assume perché vogliamo accettarla con amore e per amore come hai fatto tu. Vogliamo liberamente e coscientemente essere uniti a te nella risposta alla vocazione del Padre che ci chiamati alla missione della sofferenza.

Preghiamo:

Ricordati di noi presso il Padre

 – perché possiamo obbedire sempre alla Tua volontà

Ricordati di noi presso il Padre

– perché possiamo essere fedeli alla nostra vocazione

Ricordati di noi presso il Padre

– per aver la grazia di incontrarti nel tuo regno

Ricordati di noi presso il Padre

DODICESIMA STAZIONE

La morte in croce.

Prima di morire tu, Gesù, hai fatto una constatazione.

Tutto è compiuto.

Era necessaria questa parola, tutta l’umanità di tutti i tempi doveva rendersi conto che tu hai fatto tutto quello che il Padre aveva progettato, che le Scritture si erano avverate in tutto quello che avevano annunziato, che tutta l’umanità aveva così a disposizione il perdono e la salvezza eterna. Gesù, al tuo Consummatum est, tutto è compiuto, concedi che faccia eco anche il nostro. Che ciascuno di noi alla fine della sua esistenza terrena possa dire: “Ho realizzato tutto quello che il Signore aveva progettato per me. Ho sofferto tutto quello che mi permesso e soprattutto ho sofferto come lui voleva”, così che il Suo e il mio sacrificio ti siano graditi.

Preghiamo:

Ti rendiamo grazie, Signore

– perché ci hai affidato alla Tua Madre Maria

Ti rendiamo grazie, Signore

–  perché hai dato la tua vita per noi

Ti rendiamo grazie, Signore

– perché ci hai accolto nella tua Chiesa

Ti rendiamo grazie, Signore

TREDICICESIMA STAZIONE

Gesù deposto dalla croce.

Gesù è staccato dalla sua croce. La croce rimane vuota ma resterà per sempre il simbolo provocante del suo sacrificio. Per noi verrà pure il giorno in cui la nostra carrozzina resterà vuota, così il nostro letto, i luoghi della nostra sofferenza. Non ci importa quello che la gente dirà ai nostri funerali, forse tanti avranno un senso di sollievo e diranno: ha finito di soffrire, ha finito il suo calvario. L’importante è che, staccarti dalla nostra croce, ci possiamo trovare tra le braccia di Maria, la nostra Mamma celeste, perché ci consegna a Gesù e con loro vivere l’eternità.

Preghiamo:

Ravviva, Signore, la nostra fede

– di fronte alle delusioni e alle sconfitte

Ravviva, Signore, la nostra fede

 – di fronte al mistero del male e del dolore

Ravviva, Signore, la nostra fede

– di fronte al mistero di salvezza che si compie in Gesù crocifisso

Ravviva, Signore, la nostra fede

QUATTORDICESIMA STAZIONE

Nel sepolcro.

Gesù, tu non rimani prigioniero nel sepolcro. Vi sei deposto come il grano nel terreno, in attesa di nuova vita, la resurrezione, che per te infallibilmente scatterà il giorno dopo il sabato. Invece il nostro corpo sepolto si consumerà, ma anche noi saremo sepolti in attesa della nostra resurrezione. E di noi non resterà proprio nulla in questo mondo? Certamente resterà il bene seminato dalla nostra preghiera, dalla nostra sofferenza valorizzata, dalla nostra testimonianza di fede e di amore.

Concedi, o Signore, che la nostra vita continui a risorgere nel bene che stiamo seminando.

Preghiamo:

O Agnello di Dio, salvaci

– per la tua morte e sepoltura

O Agnello di Dio, salvaci

– per la tua risurrezione e ascensione in cielo

O Agnello di Dio, salvaci

– per la tua gloria di Signore e Re di tutti

O Agnello di Dio, salvaci

Preghiamo.

Scenda, o Padre, la tua benedizione su questo popolo, che ha commemorato la morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con Lui.

Venga il perdono e la consolazione, cresca la fede, si rafforzi la certezza nella redenzione eterna.

Per Cristo nostro Signore.

Amen.

Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Amen.

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