LABORATORIO DI PRODUZIONI AUDIOVISIVE, TEATRALI E CINEMATOGRAFICHE
INCONTRI, LABORATORI, PROIEZIONI, DIBATTITI E SEMINARI DI INNOVAZIONE E SPERIMENTAZIONE PER LA PROMOZIONE E LA DIFFUSIONE DEL CINEMA E DEL COMPARTO AUDIOVISIVO.
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Mathema, riflettori su realtà spesso sconosciute. Incontro e dibattito all’Università L’Orientale di Napoli con il regista Maurizio Giordano e il cast del docufilm sui CPIA.
Gli ultimi, gli invisibili, quelli che occupano l’ultimo gradino della piramide sociale entrano all’Università. Infatti, nell’ambito del ciclo di incontri del Laboratorio di Produzioni Audiovisive, Teatrali e Cinematografiche, diretto dal Prof. Francesco Giordano promosso dall’associazione culturale Ved e afferente al Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università “L’Orientale” di Napoli, è stato proiettato, alla presenza dell’autore Maurizio Giordano, il documentario “Mathema” che squarcia il velo di ignoranza che avvolge una realtà, i CPIA (nella fattispecie, quello di Napoli 2), la cui meritoria funzione è volta all’alfabetizzazione e al recupero intellettivo e culturale di studenti adulti, italiani e stranieri, inclusa la popolazione carceraria della Casa Circondariale di Poggioreale, che per vari motivi hanno interrotto gli studi dopo la scuola dell’obbligo.
Per il poeta russo Vladimir Majakoskij “l’arte non è uno specchio per riflettere il mondo ma un martello per forgiarlo”; ebbene Maurizio Giordano utilizza la telecamera non come un martello bensì come un piccone per abbattere il muro di pregiudizi e luoghi comuni che circonda il CPIA condannandolo così all’invisibilità e al travisamento della sua fondamentale mission visto che accanto a coloro che semplicemente ne ignorano l’esistenza ci sono alcuni che non gli riconoscono lo status di “scuola” anche perché, come denunciato da una docente del CPIA 2 di Napoli, essendo un’istituzione “diffusa” nel territorio di pertinenza, molti stentano a identificarlo in un edificio fisico, concreto, reale.
Ecco perché, dopo aver ragguagliato per sommi capi sulla genesi del suo documentario, Maurizio Giordano ha concluso la sua introduzione alla visione di “Mathema” con un accorato appello agli studenti del Laboratorio in risposta al suo stesso quesito “Che cos’è il documentario: “Scendete per strada e raccontate ciò che vedete, non accontentatevi di quello che vi viene dato ma siate partecipi di una vita che altrimenti vedrete soltanto scorrere come davanti ad uno schermo.” A cui è seguito l’invito a progettare un piccolo documentario, che è restituzione di un percorso.
Quello che resta è ciò che ciascuno pensa. Appello, quello di Maurizio Giordano, ampiamente condivisibile dato che, se il cinema alimenta e plasma l’immaginario collettivo di una società, il documentario ne è la sua coscienza critica visiva svolgendo in tal modo una funzione di supplenza del cinema che, per svariati motivi, tutto ripiegato sul passato, ha abdicato al difficile e fondamentale compito di raccontare e descrivere il presente.
Del resto, come insegnava Marshall McLuhan, “predire il futuro è semplice: è un gioco alla portata di tutti. E’ osservare e interpretare il presente che è difficile”. Eppure, proprio gli studenti del CPIA di Napoli 2, alcuni dei quali presenti nell’aula laboratoriale del Prof. Giordano insieme a una loro docente, come i loro colleghi di tutta l’Italia, con la loro coraggiosa ed encomiabile decisione di ritornare sui banchi di scuola a un’età in cui tutti gli altri non li occupano più da tempo, hanno correttamente interpretato il presente o, quantomeno, dimostrano di aver compreso, come insegna l’economista Robert Kiyosaki, “ Se non si è mai caduti a faccia in giù, non si sarà mai in piedi”.
Insomma, il documentario “Mathema” è una ventata di aria fresca, pura che spazza via quella “viziata” di una società artefatta e ossessionata dall’irreprimibile esigenza di apparire perfetti e vincenti in ogni contesto: al lavoro, a scuola, nello sport, nelle attività ludiche e perfino nelle relazioni interpersonali, nell’ambito dei quali una semplice e veridica constatazione viene scambiata per una malevola e sardonica critica solo perché non combacia con la proiezione di se stessi; motivo per il quale ci si impegna molto di più nel calibrare la luce e nello scegliere l’inquadratura e il filtro di uno scatto che nel coltivare i rapporti umani, siano essi amicali, sentimentali o familiari.
Invece, come hanno colto gli studenti del CPIA, che ritornando a sgobbare sui libri in età adulta dimostrano che non hanno timore di mettersi a nudo con tutte le loro fragilità e di ammettere i loro errori, la perfezione non appartiene a questo mondo dal momento che, come sottolineava la Premio Nobel Rita Levi Montalcini, “l’imperfezione è la nota dominante del comportamento dell’essere umano”o, per dirla, con le parole di Wilson Greatbatch, che ebbe l’intuizione per brevettare il prototipo del pacemaker moderno grazie a un accidentale errore, “chi non ha mia sbagliato è perché non ha combinato nulla nella vita”.
LUIGI PASQUARIELLO
Ufficio stampa laboratorio di produzioni audiovisive teatrali, cinematografiche UNIOR
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