Video essay LAB – “Il mare che muove le cose”

Video essay LAB “Il mare che muove le cose” di Lorenzo Marinelli.

Clips: Sofia Lillo Voice over: Federica Sofia Pinto

Musica di sottofondo: Federica Sofia Pinto

Editing: Sofia Lillo

-video essay prodotto nell’ambito del LABORATORIO DI CINEMA CLAOR /VED / DLLC dell’UNIVERSITA’ di Napoli “L’ORIENTALE” a-a- 2023/2024 – AAF – rassegna cinematografica “ Napoli e Multiculturalismo. Premiato da una giuria di giornalisti nell’ambito del Festival delle Lingue – Linguaggio Cinematografico e educazione all’immagine della pace.

Benvenuti in questo video essay. Oggi esploreremo il corto cinematografico “Il mare che muove le cose”, un’opera che mescola magistralmente emozioni e simbolismo.

Prima di entrare nel vivo dell’analisi riassumiamo brevemente la trama. Il mare che muove le cose racconta la storia di Massimo, il proprietario di uno stabilimento balneare dove vive con la moglie e le due figlie. Tutto verrà cambiato da quando il parkinson ha bussato alla sua porta. Come un mendicante Massimo non ha avuto scelta ha dovuto farlo entrare. E’ l’incontro, però, con un ragazzo africano che gli darà presto l’opportunità di reagire al dolore mettendolo da parte, perché ancor prima della malattia e la paura il vero nemico da combattere.

Uno dei temi centrali di questo cortometraggio è la fragilità della vita. La scoperta della malattia per Massimo rappresenta un momento cruciale che sottolinea la fragilità dell’esistenza umana. Questo tema è stato sviluppato per mostrare la quotidianità di Massimo successiva al crollo emotivo e fisico della scoperta della sua malattia.

Il mare è il simbolo centrale del cortometraggio, rappresenta la costanza ed inevitabilità del cambiamento. Come le onde del mare continuano a muoversi indipendentemente dagli eventi sulla terraferma, la vita continua nonostante la difficoltà. Il mare può anche simboleggiare la forza interiore e la resilienza, invitando Massimo a trovare un equilibrio ed una pace interiore di fronte alle sue sfide. Attraverso vari simbolismi e metafore, questo cortometraggio crea un racconto ricco di significato, che invita gli spettatori a riflettere sulle profonde verità della vita della malattia e della resilienza umana.

La regia è le scelte stilistiche de “Il mare che muove le cose” giocano un ruolo cruciale nel comunicare i temi e le emozioni del cortometraggio. La scelta di ambientare questo stesso in un villaggio costiero contribuisce a creare un’atmosfera suggestiva e poetica. Le scene sulla spiaggia e vicino al mare accentuano il senso di tranquillità e bellezza naturale contrastando con la turbolenza interiore di Massimo. Lo stabilimento balneare diventa un simbolo della vita quotidiana e della normalità che Massimo teme di perdere. La fotografia giocava un ruolo fondamentale nel catturare l’atmosfera del cortometraggio: lunghe inquadrature del mare del cielo sono utilizzate per evocare un senso di vastità e di contemplazione. Le inquadrature ravvicinate dei volti dei personaggi aiutano a trasmettere le loro emozioni intense e personali. L’uso di luce naturale sottolinea la bellezza e la crudezza della realtà vissuta da Massimo. Il ritmo del montaggio vale per riflettere il suo viaggio emotivo. Sequenze più lente e riflessive dominano le scene di contemplazione e di tristezza, mentre viaggi più rapidi e dinamici sono usati per rappresentare momenti di speranza e resilienza. Il contrasto tra questi stili di montaggio aiuta a mantenere l’attenzione dello spettatore e ad enfatizzare i cambiamenti emotivi. La regia fa largo uso di simbolismi visivi, come le onde la sabbia e le conchiglie per arricchire la narrazione. Oggetti quotidiani e lo stabilimento balneare diventano simboli del viaggio interiore di Massimo: ad esempio una barca che si prepara a salpare può rappresentare la speranza e la ricerca di nuovi inizi. I dialoghi sono brevi e carichi di significato riflettendo la difficoltà di Massimo nel comunicare il suo stato d’animo. I silenzi, d’altro canto, sono potenti strumenti narrativi che permettono agli spettatori di riflettere e sentire la tensione emotiva. La scelta di quando usare il dialogo e quando affidarsi al silenzio è una decisione stilistica importante che influisce sull’impatto emotivo del cortometraggio. La colonna sonora gioca un ruolo cruciale nell’evocare emozioni. Musiche dedicate minimaliste possono accompagnare le scene di introspezione, mentre i momenti di tensione e angoscia possono essere sottolineate da suoni più dissonanti ed intensi. Il suono naturale del mare come le onde che si infrangono può fungere da sottofondo costante simboleggiando la continuità della vita e la presenza pervasiva della natura. La camera può muoversi lentamente e dolcemente per riflettere la bellezza e la calma del paesaggio marino, mentre movimenti più irregolari e agitati potrebbero essere usati nelle scene che rappresentano il tumulto interiore di Massimo le scelte di inquadratura e il movimento di camera aiutano a mettere in evidenza gli aspetti emotivi e simbolici della storia.

“Il mare che muove le cose” è un cortometraggio che tocca le corde profonde attraverso l’esplorazione delle dinamiche familiari, della lotta contro una malattia debilitante e dell’inclusione sociale.

Con una narrazione visibilmente affascinante ed un simbolo ricco, il film lascia un’impressione duratura ed invita gli spettatori a considerare la forza e la bellezza delle relazioni umane di fronte alle avversità.

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