Video essay del cortometraggio “Leggero Leggerissimo” di Antimo Campanile con Corrado Taranto, Renato Carpentieri ,Francesco Maria Losco, Ilenia Incoglia. Prodotto da Gianfranco Antacido per Alaska Film e Silvestro marino per Sly Production.
Script: Luigi Pasquariello V
oiceover: Valentino Zona.
Editing: Francesco Giordano.
Ispirato a una storia vera, Antimo Campanile sublima una delle tante, troppe storie di cittadini che suppliscono all’inefficienza di uno Stato incapace di assicurare un livello essenziale di prestazioni sociali soprattutto in favore dei più deboli. Grazie anche alla magistrale interpretazione di due mostri sacri della recitazione quali Corrado Taranto, nelle vesti del protagonista, e Renato Carpentieri, il racconto, coerentemente con la summenzionata definizione del Prof. Giordano, si espande come una nebulosa per toccare punte di autentico lirismo non disdegnando il registro comico, sottilmente sarcastico. Arturo, Corrado Taranto, dopo un incontro fortuito tra gli scaffali di un supermarket, si offre di accompagnare a scuola con la sua auto Milo, un bambino ipovedente e immigrato, a cui viene negato il diritto ad andare a scuola per la negligenza di amministratori che o si trincerano dietro a una pervasiva burocrazia o confondono l’immagine con la sostanza, il comunicare con il fare e perciò sono incapaci di garantirgli un’accompagnatrice sulla navetta scolastica. Un’istintiva reazione, quella di Arturo, per riparare a un’ingiustizia sociale che si eleva fino a farsi metafora dell’inclusività, dell’accettazione del diverso. In tal senso, illuminante è la sequenza in cui Milo, in auto, chiede ad Arturo “com’è il cielo?”. Quest’ultimo risponde, come farebbe un qualsiasi normovedente, “è azzurro, immenso, è come l’aria che respiriamo”. “Io l’ho toccata”, ribatte Milo. “E com’è?”. “E’ leggera, leggerissima”. Proprio così, l’ipovedente non vede ma “sente” come una leggera, leggerissima brezza che gli accarezza la pelle tutto che ciò che è negato alla sua visione. Nel finale un ringiovanito, nell’animo e nell’aspetto, Arturo prende il posto di quello appassito e trasandato delle prime sequenze e insieme all’amico Eugenio, interpretato da Renato Carpentieri, di nuovo aperto alla vita, s’imbarca in un viaggio senza meta perché, come insegnava John Steinbeck, gli uomini non fanno i viaggi ma sono i viaggi che fanno gli uomini esattamente come non sono gli uomini che fanno il cinema ma i film che si vedono e si amano a fare i cineasti.